LE affascinaNTI storie deGLI ATLETI OLIMPICI PORDENONESI MEDAGLIATI A TOKYO
Matteo Contessa
Le storie. Le storie belle e vincenti di sapore olimpico. E non conta se di Olimpiadi o Paralimpiadi. Perché quando si accende la torcia, tutti i partecipanti sono uguali. Sono atleti che inseguono lo stesso sogno, una medaglia per coronare quattro anni di sforzi, applicazione, tenacia e lavoro. Manca solo la promiscuità. Le Olimpiadi vanno in scena prima, le Paralimpiadi subito dopo. Ma per il resto, nessuna differenza.
E’ stata in primo luogo questa la poliedrica e celebrativa serata Interclub tutta pordenonese, organizzata insieme dai locali Panathlon Club e Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia ad Azzano Decimo. Protagonisti in primo piano gli atleti olimpici e paralimpici pordenonesi saliti sul podio la scorsa estate a Tokyo, vale a dire Giada Rossi, Katia Aere e Mirko Zanni tutti e tre medaglie di bronzo rispettivamente nel tennistavolo a squadre, nel ciclismo e nel sollevamento pesi. Sono stati accompagnati da “sua maestà” Daniele Molmenti, medaglia d’oro a Londra 2012 nella canoa slalom e oggi Direttore Tecnico della Nazionale.
E’ stato di grande impatto emotivo l’ascolto dei percorsi umani e sportivi che i quattro campioni hanno raccontato ognuno in prima persona. Quello di Giada Rossi, ad esempio, rubata alla pallavolo da un banale, quanto drammatico tuffo in piscina, che le ha causato la frattura della sesta vertebra cervicale nell’impatto con l’acqua e una tetraplegia che l’ha costretta a soli 14 anni su una sedia a rotelle. Lo sport è stato la sua rinascita, attraverso il tennistavolo. In pochissimi anni è salita in cima al mondo dove ancora oggi risiede, e al bronzo olimpico nel singolo a Rio de Janeiro ha aggiunto a Tokyo quello a squadre.
Oppure quello di Katia Aere, che una malattia autoimmune contratta a 33 anni stava portandosi via un giorno dopo l’altro. Ma proprio davanti alla porta dell’Aldilà ha compiuto la magia: la sua mente, la sua volontà hanno deciso insieme e ostinatamente di voler rimanere Aldiquà, gettandosi oltre la paura. Quella dell’acqua, ad esempio. E proprio in acqua, quella della piscina, è tornata nella vita con il nuoto agonistico. E in un incontro casuale (ma non tanto) con Alex Zanardi, Katia ha visto la luce come i Blues Brothers nella chiesa del “predicatore” James Brown: il paraciclismo. Che l’ha portata in gara a Tokyo da perfetta sconosciuta alla partenza, ma ben nota a tutti qualche ora dopo quando si è messa al collo la medaglia di bronzo.
E che dire di Mirko Zanni, che ognuno dei due genitori voleva portare dalla sua parte? La mamma atleta velocista lo voleva in pista, il papà pesista lo voleva in pedana. E alla fine ha vinto lui. Così Mirko insieme all’inseparabile Silvia che non è una donna, ma la sua cintura di sostegno che usa in gara, è felicemente passato dall’ultimo posto di una rassegna europea giovanile fino ai 322 kg sollevati complessivamente a Tokyo per salire sul podio olimpico.
Daniele Molmenti, sceso dalla canoa fluviale, è diventato il responsabile azzurro della disciplina. A volte in acqua, a volte dalla riva, o ancora dietro la scrivania federale di Roma è l’architetto della continuità azzurra. Basta sentirlo parlare e si capisce al volo che ha la stoffa per il ruolo e ha già capito tutto. Allenatore, maestro, organizzatore, pianificatore, è pienamente centrato nella strada che sta percorrendo. Se le chiavi per il futuro della canoa fluviale azzurra le ha lui, sono in mani sicure.
Se tutte queste storie hanno potuto essere raccontate ed ascoltate, il merito è stato della vulcanica Marinella Ambrosio (che nello show di Azzano recitava la doppia parte di socia Panathlon e presidente provinciale dell’Anaoai), del suo collega panathleta Massimo Passeri e di tutti quelli che la serata l’hanno organizzata.
Serata poliedrica dicevamo. Perché è stata anche l’occasione per sancire formalmente, con la firma di un protocollo d’intesa da parte del Governatore Paolo Perin e del Presidente Umberto Sarcinelli, l’avvio della collaborazione fra Panathlon Area 12 e Ussi Fvg (il gruppo regionale dell’Unione Stampa Sportiva Italiana) per ideare e portare avanti progetti comuni. Il primo è già in cantiere e avrà un respiro internazionale, giacchè coinvolgerà anche Carinzia, Slovenia e Croazia. Si chiamerà “Progetto Alpe Adria”, un’idea di massima condivisa fra le parti è già stata abbozzata e adesso si sta entrando nella fase operativa per definirne i contenuti.
Le foto dell’articolo sono di Giorgio Casali