Da Monaco ’72 ad oggi con Enzo De Forno, Massimo Di Giorgio, Donatella Bulfoni, Luca Toso, Simone Dal Zilio
Nella serata del 24 febbraio, durante il consueto convivio mensile all’hotel Astoria, abbiamo avuto l’onore di ascoltare le parole di grandi campioni del passato e del presente nella disciplina del salto in alto, uno sport che ultimamente, grazie alle nuove interessanti leve che crescono anche nella nostra regione, sembrerebbe poter tornare agli antichi fasti.
A fare da cornice alla bella occasione la consegna per mano del presidente Maria Margherita Alciati della pergamena celebrativa dei 50 anni di appartenenza al Club a Renato Tamagnini, impossibilitato ad esserci in presenza e rappresentato dalla figlia Elena in questa sede.
A prendere la parola per primo, tra gli illustri relatori legati al nostro territorio, è stato Enzo Del Forno, ex atleta olimpico, oro alle Universiadi 1975 e argento ad Algeri nei Giochi del Mediterraneo, nonché decimo nell’edizione di Monaco di Baviera del 1972 che verrà ricordata tristemente per la tragedia che capitò a 12 membri della spedizione israeliana, catturati dentro il parco olimpico e tenuti in ostaggio prima di essere massacrati da membri del gruppo terroristico Settembre Nero. Nelle parole di Enzo abbiamo potuto percepire quel senso di tristezza nel ricordare quella strage avvenuta in un contesto che, al contrario, da sempre è ritenuto capace di placare i conflitti. Dopo questi ricordi sull’esperienza olimpica, Del Forno è passato a spiegare le differenze principali fra il salto in alto dei suoi tempi e quello di adesso, ricordando innanzitutto che, allora, l’atterraggio non avveniva sopra un materasso bensì sulla terra battuta. Enzo saltava in stile ventrale, l’ultima tecnica utilizzata prima dell’avvento dello stile Fosbury. Da un punto di vista di approccio alla disciplina, inoltre, ci ha raccontato di quanto l’atteggiamento fosse una volta più genuino e spontaneo sia tra gli atleti che tra gli organizzatori, menzionando l’occasione in cui al termine di una gara vinta nel Kentucky il premio conferitogli fu un pony.
Dopo Del Forno ha preso la parola Massimo Di Giorgio, altro ex altista che, tra i vari meriti (oro ai giochi del Mediterraneo nel 1979, bronzo in Coppa Europa 1981 e agli europei indoor 1983 di Budapest), ebbe quello di migliorare per cinque volte il primato italiano tra il 1979 e il 1981; a lui purtroppo le Olimpiadi furono negate sempre per colpa di una guerra, ma quella in Afghanistan. Infatti, con l’invasione del Paese islamico da parte dell’Unione Sovietica nel dicembre 1979, gli Stati Uniti decisero di boicottare le Olimpiadi di Mosca dell’anno seguente e incitarono anche gli Stati europei a fare altrettanto; l’Italia decise che vi avrebbero partecipato solo coloro che non facevano parte dei corpi militari e Di Giorgio, in quanto poliziotto, non poté partire.
Il destino di Mosca 1980 non sorrise nemmeno a Donatella Bulfoni, argento ai Giochi del Mediterraneo 1979 e soprannominata “la modella in pedana”, che non riuscì a prendere parte ai Giochi a causa di un infortunio. Tuttavia alla competizione con i cinque cerchi lei partecipò, quattro anni prima a Montreal, all’età di 16 anni.
Fra Olimpiadi mancate e raggiunte, record italiani e destini crudeli, ha preso la parola anche Luca Toso, due volte argento ai Giochi del Mediterraneo, finalista alle Olimpiadi di Seul 1988 ed ex primatista italiano con la misura di 2.32 metri.
La conferenza è proseguita poi con Mario Gasparetto, probabilmente tra i migliori allenatori della nostra penisola in questo sport, e il suo atleta di spicco Simone Dal Zilio, campione italiano indoor under 20 con una grande voglia di lavorare duramente cercando di imitare il suo idolo Tamberi. La strada è ancora lunga ma intanto si è già guadagnato il soprannome “L’Aquila di Gemona”.
Fra un racconto e l’altro, fra inediti e storie affascinanti, in una serata così non poteva mancare il più che mai sentito ricordo di Alessandro Talotti, scomparso lo scorso 16 maggio scorso all’età di 40 anni.