Faceva parte, Luca Giustolisi, di quella generazione di fenomeni che Ratko Rudic aveva raccolto nella Nazionale azzurra di pallanuoto portandola a dominare il mondo negli anni Novanta. Non era nel gruppo che vinse l’oro olimpico a Barcellona nel 1992, ma entrò poco dopo, nel progetto di progressivo ricambio generazionale che il Ct azzurro stava pensando dopo il trionfo catalano. Fece in tempo a vincere l’oro europeo a Vienna nel 1995 e il bronzo olimpico ad Atlanta l’anno successivo. E negli anni a venire divenne un perno della Nazionale in calottina.
Un palmares ancora più prestigioso Giustolisi lo mise insieme con i club in cui giocò: Coppa Len nel 1994 e Coppa delle Coppe nel 1996 con la Roma (dove era compagno di squadra, oltre che in azzurro, di Alessandro Campagna, l’attuale ct del Settebello), Coppa dei Campioni con il Posillipo nel 1998 e con la Pro Recco nel 2003. E a Recco, anche lo scudetto nel 2022. Insomma, dovunque abbia giocato, Luca Giustolisi ha sempre contribuito a vincere qualcosa di importante. Non è stato un caso, anche perché Luca nella sua carriera da giocatore è sempre stato chiamato a giocare in club che appartenevano e appartengono al Gotha della pallanuoto italiana ed europea. Quelle che ogni anno partono per vincere e che per farlo ingaggiano i migliori. E Luca era uno di questi.
Anche adesso, anche se aveva cambiato ruolo, comunque era stato chiamato a dare una mano a chi gioca per vincere: psicologo ormai affermato, era stato chiamato dal Brescia, che ormai da qualche anno si contende la palma della migliore con la sempiterna Pro Recco, come consulente psicologico della squadra. E lì aveva ritrovato un altro triestino come lui, Dario Bertazzoli, a sua volta campione di pallanuoto della generazione precedente.
Giovedì 14 settembre Luca Giustolisi è salito nel Luogo dei Giusti. Con lui la bestia maledetta, il cancro, è stata oltremodo feroce e rapida. Da quando lo ha aggredito le sono bastati poco più di due mesi per finirlo. A fine giugno i primi sintomi, giovedì scorso l’epilogo. Aveva voluto grande riserbo per le sue condizioni, ecco perché la notizia della sua morte ha destato grande sorpresa anche a Trieste, nella sua città.
È stato anche un panathleta, nella sua parabola terrena. Insieme a suo padre Francesco fece parte del gruppo che nel 2008 diede vita al Panathlon Club Trieste Muggia, del quale il genitore fu anche il primo presidente. Lascia un grande vuoto, Luca Giustolisi. E non è la solita frase di circostanza. Nella vita della moglie Anna Caterina e del figlio Gillo, ma anche in quella della pallanuoto, nel mondo della psicologia e perfino nel Tribunale dei minori di Trieste, del quale era Giudice onorario. Gli sia lieve la terra.