Il canottiere triestino sta inseguendo il pass per gareggiare sul singolo azzurro che lui stesso ha già qualificato per Tokyo
Nuovo appuntamento sociale nei giorni scorsi, naturalmente in via telematica sulla piattaforma Zoom messa gentilmente a disposizione dall’Area 12, per il Panathlon Club Trieste Muggia. Stavolta la serata è stata dedicata al canottaggio e l’ospite d’onore è stato Simone Martini, canottiere triestino che nel settembre 2019 ha qualificato per l’Olimpiade di Tokyo il singolo dell’Italia, dopo 16 anni di assenza alla rassegna a cinque cerchi. Nel canottaggio, va ricordato, si qualificano le barche e non automaticamente anche gli atleti che hanno conquistato il risultato. Dunque, Martini il suo personale pass per il Giappone deve ancora metterlo in tasca. Certo, a rigor di logica dovrebbe essere lui a sedere sullo skull dell’armo azzurro, ma al momento è solo un ‘Probabile Olimpico’ e dovrà sudarsi questo previlegio.
E infatti l’atleta si è messo in collegamento da Sabaudia, dov’era impegnato in un raduno collegiale proprio di preparazione preolimpica. Sta riemergendo proprio in queste settimane, Simone, dall’infezione da Covid 19 che l’ha colpito lo scorso dicembre, provocandogli una polmonite bilaterale e lasciandogli in eredità una trombosi alla gamba destra dalla quale non si è ancora definitivamente ripreso e che sta tenendo a bada con una terapia anticoagulante che lo accompagnerà per tutta la fase di preparazione. Una dura prova, questo maledetto virus. Dal punto di vista fisico, con la fase acuta di fine 2020 e tutti gli strascichi che si è portato dietro. Ma anche per la psiche, giacchè qualche medico gli aveva detto a chiare lettere di dimenticare Tokyo e voltare pagina. Ma lui no, tignoso e odisseo non ha ceduto allo sconforto e ha continuato giorno dopo giorno.
Adesso non è al meglio, ma intanto è tornato in raduno con gli altri azzurri e si sta giocando le sue carte. “Nei giorni scorsi abbiamo fatto una regata-test fra di noi, tanto per valutare la nostra condizione. Per me era il ritorno in acqua dopo la malattia e vi assicuro – ha affermato – il risultato è stato già quello, non il piazzamento. Perché essere di nuovo in barca a confrontarmi gli altri equivaleva a una rinascita, dopo quello che ho passato negli ultimi tre mesi. Sono ovviamente indietro, ma non mollo. Al sogno dell’Olimpiade ho dedicato completamente gli ultimi quattro anni e non mi fermo proprio adesso”. Anche perché, a 33 anni, sa bene che difficilmente avrà una seconda chance. Adesso o mai più.
Sta costruendo un’impresa, Simone Martini. Che non facendo parte di alcun gruppo sportivo militare e non avendo quindi alcun sostegno economico per la sua attività sportiva, deve pagarsi da sé il sogno a cui è ostinatamente aggrappato. Difende i colori della Canottieri Padova, dove approdò alcuni anni fa dalla Canottieri Trieste nella quale era nato sportivamente, e la preparazione sportiva deve alternarla al lavoro. Ingegnere navale, Simone è attualmente dipendente dell’Arpa Fvg dove si occupa di modellistica ambientale. “Fino allo scorso ottobre beneficiavo della borsa di studio per il dottorato, poi fortunatamente sono stato assunto e adesso, potendo operare in smart working, mi porto il lavoro anche nei raduni. E alterno materialmente, ogni giorno, gli allenamenti al lavoro”. Solo per tutti i sacrifici che sta affrontando, Simone Martini meriterebbe la convocazione olimpica honoris causa.
Diverse sono state le domande che gli hanno rivolto i soci ospiti attraverso il pc, alla fine sono state quasi due ore di colloquio fitto a più voci. E alla fine, l’auspicio-augurio lanciato dal presidente del club Livio Ungaro e accolto con piacere da Martini, è stato quello di vedersi finalmente in presenza in autunno, per ricevere il gagliardetto del club e magari ascoltare il suo racconto sull’esperienza olimpica vissuta in Giappone…