dal lato agonistico a quello imprenditoriale. una visione a 360 gradi sulla gestione di una grande società di sport regionale
Dal basket alla pallavolo, da eccellenze ad eccellenze: a marzo il Panathlon Udine si era goduto il privilegio di ospitare i protagonisti della pallacanestro nazionale, mentre il 28 aprile hanno fatto visita al Club i principali esponenti della CDA Talmassons, che quest’anno più che mai ha rappresentato il Friuli-Venezia Giulia in tutto il Paese a livello pallavolistico.
Introdotta dalle parole del presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, che proprio a Talmassons ha iniziato la sua carriera politica, la squadra è stata rappresentata all’hotel Astoria dal presidente Ambrogio Cattelan, dal Direttore Generale Fabrizio Cattelan, dal Direttore Sportivo Gianni De Paoli, dall’allenatore Leonardo Barbieri e naturalmente da due atlete: la brasiliana Lana Silva Conceiçao e la capitana Cecilia Nicolini. Presente al tavolo dei relatori, inoltre, l’ex arbitro internazionale Daniele Rapisarda, reduce meno di un anno fa dalle Olimpiadi di Tokyo e da poco Commissario Arbitri di Ruolo A.
Prima degli interventi degli ospiti il Club ha dato il benvenuto tra le proprie fila a due nuovi soci: Marino Firmani, project manager e noto professionista friulano, e Filippo Dondè.
Zanin ha parlato della CDA come comunità sportiva femminile che unisce il paese pur piccolo di Talmassons all’insegna dei valori veri, dando perfino ai genitori la possibilità di fare i dirigenti e generando benzina dal nulla con la semplice voglia di comunità e di condivisione. Zanin ha dato merito al ds De Paoli di aver voluto dare, nel 2009, una svolta dal punto qualitativo alla storia della società riuscendo a creare un gruppo di sponsor, tra cui la famiglia Cattelan, grazie ai quali partì la cavalcata che tuttora vede progredire costantemente le Pink Panthers.
Bisogna comunque rimarcare come la CDA Talmassons abbia una storia giovane, iniziata appena nel 1991 in un comune che ad oggi conta 4000 persone, e nonostante ciò in bacheca figura già un trofeo, ovvero la Coppa Italia B2 2014/2015 che ha portato l’intera comunità a festeggiare.
Zanin ha infine voluto lanciare un auspicio, ricordando come il trend delle ultime stagioni veda le ragazze di Talmassons salire di categoria, trascorrere un paio di stagioni di assestamento e poi salire ancora. Chissà che non valga anche per la promozione in A1, con tutti gli scongiuri del caso.
Il ds Gianni De Paoli ha voluto tracciare meglio i contorni dei successi di questo gruppo, partendo da lontano per arrivare ai giorni nostri: “Innanzitutto grazie al Panathlon perché anche questa per noi è un’occasione per mettere in vetrina ciò che hanno fatto di buono queste ragazze. Qualche numero pre-pandemia per capire il contesto in cui ci troviamo: erano oltre 300 mila i tesserati della pallavolo in Italia, di cui 75% donne e 25% uomini. Oltre il 50% dei tesserati sono U14, quindi sì, si può dire che la pallavolo ricopra un ruolo sociale. Ad oggi il Friuli-Venezia Giulia conta circa 7500 tesserati. I risultati strepitosi di Conegliano a livello nazionale e continentale e della Nazionale femminile vittoriosa agli ultimi Europei hanno fatto accrescere ulteriormente l’interesse verso questa disciplina che ad oggi conta più appassionati del basket ed è seconda solo al calcio.
Venendo a noi, la Volley Talmassons fa parte del consorzio Lega Pallavolo Serie A femminile composto da 36 squadre, 14 di A1 e 22 di A2. Il nostro primo campionato fu nel 1994/95; io divenni presidente nel 1996 e lo restai fino alla promozione in Serie A quando passai il testimone ad Ambrogio. Una tappa importante fu l’annata 2009/10 quando vincemmo la Coppa Triveneto che ci fece uscire dai confini regionali per la prima volta. Vincemmo il campionato di Serie C e nel 2011/12 partecipammo al primo campionato nazionale in Serie B2. Nel 2014/2015 ci fu la promozione in B1 con annessa vittoria della Coppa Italia, che ha segnato l’inizio della sinergia tra territorio e sport perché tre amministrazioni comunali (Talmassons, Latisana e Lignano) vollero questo evento e tutt’oggi questa sinergia funziona dato che le ragazze sono state ospiti di Lignano per tutta la stagione e negli anni hanno potuto giocare indistintamente in tutti e tre i comuni. Nel 2017 avremmo potuto essere ripescati in Serie A ma ci rifiutammo perché sapevamo di poterci guadagnare le promozioni sul campo, e infatti ciò avvenne l’anno dopo: dal 2018/19 siamo in A2 ed eccoci qua quest’anno ad aver sfiorato la A1. Guardando il grafico della nostra storia possiamo essere orgogliosi di non aver mai fatto un passo indietro dal punto di vista dei risultati e questo denota capacità di pianificazione e di non voler fare il passo più lungo della gamba.”
A questo punto De Paoli ha introdotto Fabrizio Cattelan, entrato in società quando la Volley Talmassons era in Serie A, che ora è main sponsor in quanto vicepresidente della azienda CDA.
Cattelan, chiamato a parlare della responsabilità sociale di impresa, ha dichiarato: “Una azienda che abbia ricevuto qualcosa dal territorio nel territorio deve saper anche re-immettere: se da un lato essa offre posti di lavoro, o magari gestisce contributi economici, dall’altro dipende dalla qualità della vita dei territori su cui operano. Riuscire a creare un valore condiviso permette di realizzare tanto insieme. Possiamo spingerci a pensare che fornire un contributo economico ad una squadra di pallavolo possa aiutare un genitore con dei figli a sapere dove e a chi lasciarli piuttosto che dover cercare qualcuno di sconosciuto cui affidarli. Riuscire a unire le forze in una regione come la nostra è fondamentale se consideriamo che la sopracitata Conegliano viene dalla provincia di Treviso che da sola fa il PIL di tutto il Friuli-Venezia Giulia: innovazione sociale, cittadinanza di impresa, sono tutti termini che secondo me devono iniziare ad appartenere alle aziende come la mia o come quelle che si sono avvicinate alla Volley Talmassons.”
Il coach Leonardo Barbieri ha preferito non soffermarsi sui risultati e sui meriti delle sue giocatrici, bensì raccontare qualcosa di diverso, ovvero “ciò che succede nello spogliatoio, nel nostro rapporto quotidiano: ci siamo detti dall’inizio della stagione che dobbiamo essere pronti. Essere pronti ad essere in difficoltà, certo, ma anche ad essere primi. Le nostre rivali ci scaricavano la pressione addosso dicendoci che eravamo noi le più forti, e noi alla fine abbiamo saputo esserlo per davvero vincendo due volte il derby e vincendo nove volte 3-1 dopo essere stati in svantaggio di un set. Ma ci siamo detti anche di essere felici, e di esserlo perché vinciamo per le persone che ci vogliono bene a scapito di chi sta dall’altra parte della rete e magari ci odia perché è una ex compagna di squadra.”
Un intervento molto sentito perché vicino a tematiche care al Panathlon (basti pensare i princìpi su cui si basa l’assegnazione del premio Pressacco) è stato quello della capitana Cecilia Nicolini, capace di distinguersi per palesi meriti sportivi divisi però con quelli accademici, dal momento che è stata capace di laurearsi durante la pandemia: “Faccio parte di quella folta categoria di atlete e atleti che, pur praticando sport ad alto livello ma non professionistico, hanno scelto di continuare a studiare dopo le scuole superiori. Personalmente ho capito che essere molto impegnata nello sport mi aiutava a studiare meglio nel poco tempo rimasto a disposizione e che una occupazione mi aiutava a rendere meglio nell’altra, e anche se io ho scelto una facoltà che si fa più per passione che per certezze di prospettive lavorative sono contenta della decisione presa. Consiglierei questo percorso ad altre ragazze nella mia stessa situazione perché è qualcosa che aiuta a livello di mentalità. Mi sono laureata un anno fa presso un’università telematica, l’unica in grado di permettermi di allenarmi e studiare contemporaneamente, e da quella volta sono occupata a livello professionale in maniera saltuaria anche al di fuori degli impegni sportivi.”
Dopo di lei ha parlato la compagna di squadra Lana Conceiçao, brasiliana con un trascorso nelle giovanili della Nazionale verdeoro, in Italia dal 2020 e a Talmassons dal 2021: “Dieci anni fa conobbi l’Italia durante un torneo che disputai qui e, tornata a casa, ho detto subito che avrei voluto tornarci a giocare per il bellissimo clima che si avverte tra i tifosi di questo sport. L’occasione si è presentata durante la pandemia, quando il livello economico della Superliga è calato notevolmente e non ho più trovato squadre di alto livello in cui andare. Grazie al mio ex allenatore sono arrivata a San Giovanni in Marignano (Rimini) e per me è stata una bella sfida di crescita personale.”
Daniele Rapisarda ha chiuso la carrellata di interventi, colui che iniziò ad arbitrare nel 1987 grazie a un corso tenuto dal nostro ex Presidente onorario Luigi Paolini. In Serie A dal 2002, internazionale dal 2011, dopo Tokyo è diventato appunto responsabile degli arbitri di Serie A. “A volte si vede l’arbitro come una persona a rimorchio dello sport”, ha affermato, “ma in realtà egli offre un servizio alle squadre e cerca pertanto di interpretarne i bisogni essendo il più possibile dentro alla partita, di studiare e di conoscerne gli atleti. È, tra virgolette, un super atleta: è vero che non svolge un’attività sportiva vera e propria, ma è chiamato continuamente ad emettere un giudizio e ciò può comportare degli errori, e a tutti danno fastidio gli errori…specialmente quelli degli altri. L’arbitro è l’allenatore di se stesso, il proprio manager dato che non c’è nessuno a controllarlo la sera prima della gara e nessuno passa a prenderlo per andare in aeroporto in vista di una trasferta. Ci vogliono autodisciplina e maturità per riuscire a fornire una buona prestazione a 360 gradi. Vedere lo sport con gli occhi dell’arbitro insegna tantissimo e fa crescere altrettanto.”