Vai al contenuto

“DONNE E SPORT “

  • 5 min read

UN’ANALISI DEL COMPLESSO RAPPORTO DI GENERE

Con un titolo come questo sicuramente penserete di trovare all’interno un racconto di qualche vicenda storica delle prime donne nel mondo dello sport olimpico, oppure di trovare interviste a campionesse  incontrate durante le serate-conviviali del Panathlon, o qualche argomento trattato nei vari convegni, a cui partecipo su invito, per parlare di sport femminile legato alla loro emancipazione?
 
Niente storia, niente racconti di imprese ma” riflessioni futuristiche” che prossimamente diventeranno, o almeno lo spero, materia anche nella nostra Associazione per una politica sportiva sempre più attuale
a cui non si potrà rinunciare e/o sfuggire perché ormai i tempi sono maturi.
Se la politica ha dovuto mettere mano alle quote rosa nei posti che contano anche lo sport, visto il suo livello a zero sulle pari opportunità, dovrà mettere mano a questa considerazione che non può più essere rimandata o affrontata in modo banale.
CONI, Federazioni e Associazioni come la nostra dovranno adeguarsi per non risultare anacronistici al punto di fare la figura di appartenere all’era di De Coubertin nel 1900 dove le donne dovevano essere solo coreografia partecipando solo per incoronare i vincitori.
L’Italia in questo contesto è il fanalino di coda in confronto al resto del mondo: nessuna delle 40 federazioni sportive nazionali, enti di promozione e/o riconosciute è guidata dalle donne.
Solo pochi nomi compaiono nella giunta nazionale del CONI ma solo in quota atleti, come pure nel Consiglio nazionale che su un numero di 78 membri le donne sono quattro di cui tre in quota atleti.
Le federazioni del CONI hanno avuto 707 presidenti e solo una donna (per un anno fra il 2008 e il 2009) Andreina Prestiniè, è stata presidente della Federazione Italiana Sport equestri.
Su oltre un secolo di vita i segretari generali sono stati 609 ma solo 26 sono state donne. Il mondo dello sport è stato dominato da sempre solo da uomini ma non voglio credere che oggi lo sia ancora perché le donne non siano capaci.
Forse così lo è stato perché quelle competenti e preparate non si sono mai impegnate a fondo per contendere posti contro l’aggressività maschile pronta a tutto per non cedere “sedie e privilegi”?
Lo sport, lo sappiamo, è circondato da poteri consolidati difficili da scalfire , ci sono cordate di potere per ottenere posti dirigenziali indipendentemente dalla capacità della singola persona che spesso non viene nemmeno presa in considerazione ma credo che sia giunto finalmente il momento di mischiare sensibilità maschili con quelle femminili, di condividere intraprendenza e rigore nel portare avanti progettazioni dove in cui anche le donne possono finalmente partecipare, condividere, gestire e perché no dirigere.
Evelin Christillin, che ha potuto presiedere il Comitato Olimpico di Torino 2006, ha sempre dichiarato nei suoi interventi in merito alla materia che il problema si potrebbe superare attraverso l’inserimento delle famigerate quota rosa.
Posto che io non sono mai stata d’accordo con questa soluzione perché la trovo una “concessione poco rispettosa “, molto lontano dai miei ideali di servizio, devo ricredermi perché penso possa essere l’unico modo per rompere il ghiaccio per evitare la solita cooptazione fra uomini.
Troppo spesso se si decide di portare avanti un progetto si sceglie una donna per attuarlo ma ad oggi mai le si lascia lo spazio alle sue “pericolose idee di poter governare e/o dirigere”.
Il Panathlon come reagirà di fronte a queste nuovi cambiamenti in atto?
Continuerà con uno stile decoubertiano o prenderà in considerazione il mondo femminile presente all’interno dell’Associazione?
Ad oggi così non pare visto la presenza massiccia maschile ma forse in qualche ordine del giorno, in questo anno di passaggio con il nuovo presidente Costa, forse verrà presa in considerazione, sperando in un ragionamento serio rispettoso e all’avanguardia.
Il cammino femminile da compiere per lo sport è irto di difficoltà ma è ricco di speranze.
Chi meglio del Panathlon potrebbe aprire la via verso il “femminile” nei posti dirigenziali nazionali, visto che spesso i nostri soci raccontano in pubblico il fair play, sapendo a questo punto dimostrare prima degli altri la differenza fra gli annunci e la realtà operativa.
Per ora io vi lascio a quella che può sembrare una provocazione ma credo possa produrre una serie di riflessioni forse mai affrontate fino ad ora, invitando le donne che vogliono impegnarsi nella nostra Associazione a non esitare nel proporsi perché i tempi sono ormai maturi perché tante sono le donne preparate all’interno della nostra associazione e non possiamo farci trovare impreparate!
Prof.ssa Adriana Balzarini/Panathlon Mottarone
Fonti: testo Lettera 22, Immagini VareseNes e OrtaBlog

Cliccando qui sopra per inviare questo modulo, sei consapevole e accetti che le informazioni che hai fornito verranno trasferite a Panathlon-Fvg per il trattamento conformemente alle loro condizioni d'uso

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.