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L’arrampicata sportiva alla conviviale di novembre del Panathlon Club di Pordenone

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La serata conviviale di novembre del Panathlon Club Pordenone è stata dedicata all’arrampicata sportiva, entrata a far parte delle discipline olimpiche nel 2020 e che dal 2028 sarà anche alle Paralimpiadi.

La serata è cominciata con la spillatura della nuova socia Erika Bagatin da parte della presidente Elisabetta Villa. Erika ha un passato glorioso da rugbista nel Benetton Treviso e nella nazionale che le è valso la medaglia di bronzo CONI al valore sportivo, e un palmares straordinario nel podismo, dove, tra le tantissime vittorie regionali, nazionali ed europee conquistate su tante distanze in strada, cross e corsa in montagna, spiccano l’oro europeo nel cross master, la vittoria alla Maratona di Verona ed il 37° assoluto alla New York City Marathon.

L’arrampicata sportiva è stata spiegata benissimo da Valeria Buset e Elisa Martin, che fanno parte della ASD Teste di Pietra di Basaldella di Vivaro, associazione di riferimento del territorio per questa disciplina, che conta 651 tesserati, più di cento under 16 e un arco di età dei tesserati che va dai 3 ai 71 anni!

L’associazione nasce nel 1997, e all’inizio vuole semplicemente fornire agli appassionati di alpinismo un luogo al coperto dove allenarsi d’inverno. È questo anche il modo in cui è nata la disciplina dell’arrampicata sportiva, che però nel tempo ha avuto uno sviluppo importante fino a divenire un vero e proprio sport, mantenendo però la piena compatibilità con l’alpinismo (tanti praticanti infatti alternano la palestra alle falesie). In Italia la federazione di riferimento è la FASI, Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, cui la ASD Teste di Pietra è affiliata.

A raccontarcela Valeria Buset, tecnico di questo sport. Ed essere tecnico di arrampicata vuol dire seguire una formazione ed un aggiornamento continuo, richiesto dalla federazione, per cui non basta aver superato un corso ed un esame per essere un tecnico.

Tre le specialità in cui si articola questo sport. Il lead è quella che maggiormente si avvicina all’alpinismo, e consiste nella scalata di una parete, con corda ed imbrago di sicurezza, in cui le difficoltà crescono mano a mano che si sale, e ogni ostacolo superato porta un punteggio che, combinato con il tempo, porta al risultato finale. Il punteggio massimo si ottiene agganciandosi al Top, cioè al moschettone finale in cima alla salita.

Nel Boulder invece si procede in orizzontale, altezza massima 5 metri, senza imbrago (e con materassi ad attutire l’atterraggio) e si deve arrivare al Top in meno tentativi e nel minor tempo possibile.

Lo Speed è la più spettacolare delle discipline: una salita su un percorso standard alla massima velocità possibile da terra ai 15 metri del top, con record mondiali assolutamente incredibili sotto i 6” per le donne e i 5” per gli uomini.

L’attività può iniziare dai 4 anni di età, con i corsi di base, che partono dall’attività a terra per acquisire la motricità di base e solo in un secondo tempo passano alla verticalità. Grande attenzione viene data alla sicurezza ed alla responsabilità, e già dai 6 anni ai bambini viene fatta gestire (sotto stretta supervisione) la sicurezza dei coetanei. Questo tipo di attività sostituisce quella che una volta qualsiasi ragazzino faceva normalmente correndo con gli amici al parco e che oggi purtroppo spesso viene a mancare. Inoltre insegna la gestione dello stress, del metabolismo, della fatica fisica.

Il percorso agonistico è promozionale fino agli otto anni, età in cui si passa dai raduni alle prime gare. La federazione è molto attenta ad evitare la specializzazione precoce, e richiede che gli atleti giovani gareggino in tutte le specialità (il che è un problema per i nostri atleti, perché non ci sono pareti attrezzate per lo speed in Friuli-Venezia Giulia e i risultati penalizzano inevitabilmente i nostri ragazzi). Attenzione altissima viene posta alla gestione dello stress e a creare un clima di agonismo sano.

Grande attenzione viene posta anche ai disturbi alimentari e al deficit energetico relativo. È uno sport contro gravità, in cui avere poco peso aiuta, e il rischio di prendere cattive abitudini alimentari alla ricerca della prestazione è presente anche negli amatori. Per questo nelle gare vengono svolti controlli accurati perché non ci siano fenomeni di questo tipo, e l’attività formativa ed informativa è onnipresente.

Inizialmente sport maschile, oggi grazie alla crescita degli ultimi decenni non è più così, e l’ambiente è molto sano: commenti sessisti e comportamenti scorretti sono deplorati e non accettati. Non solo: l’arrampicata sportiva è stata veicolo di cambiamento ed emancipazione in contesti e in nazioni in cui è prevalente sessismo e patriarcato: emblematico in questo campo il caso della climber iraniana Nasim Eshqi, che usa le sue imprese sportive ed alpinistiche per sensibilizzare contro la discriminazione.

È uno sport inclusivo, con valenze straordinarie in molti campi. A Vivaro, accanto ai progetti con la  Caritas e il SERT, si lavora molto con i ragazzi autistici, le richieste sono davvero tante.

A parlarci dell’arrampicata paralimpica è stata Valeria Martin, campionessa che dal 2021 veste la maglia azzurra nelle competizioni internazionali. Ci ha raccontato di un ambiente che è una grande famiglia, in cui si è nemici solo per il tempo brevissimo della gara e amici tutto il resto dell’anno. Un mondo in cui persone di tutto il mondo si tengono costantemente in contatto, e ogni volta che si ritrovano per una gara è una vera festa. In Italia il movimento è in forte crescita (le Teste di Pietra hanno 5 tesserati in categoria) e gli atleti azzurri sono un gruppo affiatato e coeso dai 16 ai 60 anni di età. La speranza è di arrivare in breve a situazioni come quelle in Giappone e Francia, dove ci sono atleti paralimpici pro che si allenano con preparazione molto simile a quella dei normo.

A proposito di allenamento: anche qui l’arrampicata sportiva ha portato una ventata di novità, infrangendo quella che era l’abitudine nell’alpinismo di allenarsi solo arrampicando. Oggi tutti gli atleti migliori dedicano sedute di allenamento con sovraccarico a secco, ottenendo grandi benefici in termini di prestazioni.

L’attrezzatura non è particolarmente costosa: servono imbrago, corde, assicuratore e scarpette (ai bambini ed ai corsisti viene fornito tutto dall’associazione).

Diverso il discorso per chi gestisce la parete: servono tracciatori formati che preparino percorsi sfidanti ma non frustranti per i vari livelli di preparazione, una varietà di prese diverse per tipologia e marca (più prese si conoscono più in gara è facile affrontare il percorso con consapevolezza) e una manutenzione periodica (in genere estiva, per lavare le prese garantendone la funzionalità).

Insomma, in attesa di fare il tifo per i nostri atleti, tutti a provare l’emozione dell’arrampicata in parete!

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