60 anni dalla conquista del terzo consecutivo scudetto della squadra femminile
Guardare al futuro senza dimenticare il passato. È stato questo l’intento dell’incontro organizzato dal Panathlon di Udine, giovedì 25 novembre nella sala dell’Hotel Astoria di Udine.
A intervenire sono stati il prof. Flavio Pressacco, Lido Martellucci, il presidente della Libertas Basket School Udine Leonardo De Biase e l’amministratore delegato dell’Apu Udine Giampaolo Graberi. Ha moderato l’incontro Antonio Simeoli, capo redattore sportivo del Messaggero Veneto.
Durante la serata abbiamo avuto l’onore di ascoltare la storia di un uomo che ha dato lustro alla città di Udine, con i successi raggiunti dalla squadra di pallacanestro femminile da lui allenata. Il suo nome è Tullio Pittini, un uomo che ha reso i propri sogni realtà e che non si è mai fermato davanti agli ostacoli della vita. È riuscito per ben tre anni, dal 1958 al 1961, nell’impresa di portare la pallacanestro femminile udinese sul tetto d’Italia, riuscendo a surclassare le grandi società, in questo sport, come Milano e Torino.
Un uomo deciso ma allo stesso tempo affettuoso, così è stato descritto da Flavio Pressacco, che è riuscito a rilanciare il basket e valorizzare quasi esclusivamente giocatrici locali. È stato fra i primi a credere nelle qualità sportive delle nostre atlete regionali, non rincorrendo “fenomeni” per tutta la penisola. Tullio come Dino Bruseschi, lo storico patron dell’Udinese degli anni 50 capace di portare la compagine friulana al secondo posto in classifica dietro solo al Milan, squadra quest’ultima che avrebbe poi dominato anche in Europa. A Dino è mancata l’impresa di raggiungere la vetta, vetta che invece Tullio Pittini con la sua squadra di pallacanestro femminile ha raggiunto per ben tre volte. Lui e le sue ragazze, attraverso un gioco elegante e raffinato, come viene tramandato, hanno scritto questa bellissima pagina di sport. Pittini è stato e sarà per sempre una vera e propria icona dello sport udinese. Egli infatti non si dedicò solamente al basket ma anche al tiro a segno, come ci ha ricordato il vicepresidente del Panathlon Lido Martellucci. Nella vita di Tullio non c’era posto solo per lo sport ma anche per l’istruzione, anch’essa tassello fondamentale per una compiuta crescita dei ragazzi. Durante la sua carica come docente del Malignani, è stato infatti il primo a promuovere lo scambio culturale tra alunni, quello che oggi chiamiamo “Erasmus”, portando una classe dell’omonimo istituto a Londra. Basket, tiro a segno e scuola, hanno fatto di Tullio un vero e proprio “padre” per generazioni di ragazzi. È stato un uomo che in tutto cio’ che faceva ci “metteva la faccia” e non si tirava mai indietro, come quella volta che andando ad un matrimonio si era imbattuto in una folla spaventata da un toro scatenato. Senza esitazione, viene raccontato in un articolo del Messaggero Veneto del 1963, aveva preso la pistola di un poliziotto intervenuto alla scena e, mentre il toro si stava avvicinando sempre più ferocemente puntando lui e la folla, aveva preso la mira e…bang: risultato finale, Pittini- Toro 1 a 0. Questi emblemi dello sport, dovrebbero venire ricordati più spesso alle generazioni future perché, per vivere un sogno, c’è bisogno che la gente sia consapevole che nulla è impossibile. Con tanta determinazione e forza di volontà, Pittini ha personificato la storia di Davide contro Golia, dimostrandoci che i sogni possono diventare realtà. Alla serata sono intervenuti anche coloro che, cercando di seguire il sogno di Pittini, ogni giorno cercano di riportare la pallacanestro udinese all’apice, ossia Leonardo De Biase, presidente della Libertas Sporting Basket School Udine, presidente proprio di quella squadra che sessant’anni fa deliziava il proprio pubblico con uno splendido basket e che diventò la bestia nera delle proprie rivali, e Giampaolo Graberi, amministratore delegato dell’APU, che, solamente la scorsa estate, stava per scrivere un’altra favola sportiva, riuscendo a far ripartire la squadra come una fenice dalle proprie ceneri e a raggiungere la finale nazionale di A2, purtroppo poi persa contro la corazzata Napoli. La delusione è stata tanta ma, come ci ha insegnato il prof. Pittini, nella vita non c’è tempo per piangersi addosso ed è così che quest’anno la compagine è partita alla grande nel campionato cadetto.
Il 25 novembre noi tutti, presenti alla conferenza, abbiamo creduto di assistere alla recita di una di quelle bellissime storie di fantasia che da piccoli ci raccontavano prima di andare a dormire, per poi invece renderci conto che, nei racconti di Flavio Pressacco, non c’era nulla di inventato: Tullio Pittini è stato e sarà un esempio per tutti, perché nella vita non importa quanto sei importante, ma quanto sei determinato.
Stefano Rizzi
prima foto: Tullio Pittini con la squadra femminile campione italiana 1960-61
seconda foto: De Biase, Pressacco, Simeoli, Pittilino, Graberi, Martellucci, Purinan