SARA SIMEONI UN VOLO SOPRA TUTTE
Da quel metro e quarantacinque del 1967 ai 2,01 del 1978
Due braccia levate al cielo è il frame che fissa nella memoria collettiva di chi ama lo sport il momento di gloria più sublime, quello della vittoria. Quello in cui ciascun atleta diviene idealmente Nike, lo stesso che porta a sedere l’atleta sull’Olimpo, in compagnia degli dei immortali.
Il 27 luglio 1989 di questo momento ne è stata protagonista la nostra Sara Simeoni, conquistando l’oro olimpico di Mosca nel salto in alto.
Sara Simeoni, protagonista su ogni pedana del mondo d’imprese memorabili, ha saputo con la sua classe cristallina raggiungere traguardi ancora oggi mai più raggiunti dalle atlete di questo fine millennio.
Nata in quel Rivoli Veronese il 9 aprile 1953. Sara è una ragazzina tranquilla ma decisa allo stesso tempo: lei sa quello che vuole e dove vuole arrivare. Magra e allampanata con due gambe lunghe da levriero: ma la corsa non è il suo forte. Lei ama soprattutto saltare, perché le riesce naturale librarsi nell’aria, scavalcando gli ostacoli come se non esistessero.
La sua attività agonistica ha inizio nel 1967, non prima di aver frequentato un corso di danza, che la rende oltremodo aggraziata nei suoi gesti sportivi.
L’inizio
E’ una calda ed assolata giornata di maggio, quando, quel giorno, tra le giovani atlete del campo scuola CONI di Basso Acquar a Verona vi è anche la quattordicenne Sara Simeoni, pronta a saltare 1,45, misura ritenuta proibitiva per quelle ragazze. Ma, come già detto, per lei saltare il alto è un gesto naturale.
La ragazzina prende la rincorsa e, oplà, supera l’asta con una sforbiciata degna di un grande campione. Sono subito applausi, l’inizio di una carriera davvero entusiasmante, che la porterà ovunque nei cinque continenti.
Nella storia dell’Atletica italiana mai un’atleta è durata nel tempo a livelli elevati.
L’incontro con il Prof. Bragagnolo
L’atleta resta una persona semplice, anche se la gloria e la fama raggiunte sono tali che a volte sembra irraggiungibile.
Dopo aver mosso i primi salti è presa sotto l’ala protettrice del professor Walter Bragagnolo, il tecnico che ha introdotto in Italia il famoso salto alla “ Fosbury “, conosciuto anche come salto a “gambero “.
Di 10 in 10
I suoi primati migliorano di 10 centimetri in 10 centimetri, anno per anno, infatti: a 15 anni supera l’asta ad 1,55, a sedici, nel 1969, vola ad 1,65, sinché a diciassette stabilisce il nuovo primato italiano ad 1,75. L’anno dopo, nel 1971, agli europei di Helsinki migliora il record italiano elevandolo di altri 2 centimetri, ed è così nona assoluta.
Esordio Olimpico
Nel 1972 c’è l’esordio olimpico a Monaco di Baviera con un sesto posto di tutto rispetto. E’ in questa Olimpiade che fa la conoscenza di Rosemarie Witches Ackerman e di Ulrike Meyer, che da quel momento saranno le sue più agguerrite avversarie, ingaggiando memorabili salti. Tra un’Olimpiade e l’altra c’è l’argento europeo di Roma.
A Montreal, nel 1976, si mette al collo l’argento olimpico, mentre l’oro va alla Ackerman.
Ma è solo questione di tempo. Infatti il 4 agosto 1978 fa suo il record del mondo con l’asta a 2.01. E’ un forte segnale.
Cronaca di un sogno
Mosca, 27 luglio 1980 – Le atlete più forti del mondo si danno battaglia per conquistare il titolo di campione olimpico di salto in alto. In gara ci sono ancora quattro nomi: Rosemarie Ackermann, della DDR, unica atlteta a praticare ancora il salto ventrale, la Kirst, DDR, la Klelan, Polonia e Sara Simeoni, Italia.
La tensione è palpabile ad ogni batter di ciglia; le atlete sono, nei momenti loro concessi, completamente isolate dal frastuono che fanno i numerosi spettatori assiepati sui gradini del vecchi stadio “Lenin”, tanta è forte la loro concentrazione.
Salta la Ackermann, che fallisce: eliminata. Buon per Sara perché la tedesca orientale è la sua maggior antagonista per eccellenza.
Gli ultimi salti sono una questione a tre.
Quando è il nuovo momento di Sara, l’asta è posta ad 1,97. Il pubblico ammutolisce, facendo piombare lo stadio in un silenzio irreale. Tutti gli occhi sono puntati sulla nostra atleta.
Ce la farà? Non ce la farà? Chi è in televisione a migliaia di chilometri trattiene il fiato, quasi cercando di aiutarla. Ed ecco che “l’Airone di Rivoli Veronese” prende la rincorsa, una rincorsa che dura un’eternità nel silenzio più totale, si sente solo l’immaginario fruscio delle ali del nostro Airone.
La schiena s’inarca scivolando sopra l’asticella di quell’Everest di un metro e novantasette interminabili centimetri.
Ma la leggiadra Sara ricade aldilà di quell’ostacolo, che le regala l’Oro di Olimpia. Lei, Sara Simeoni, è la nostra Nike.
Rossella Rosa
FONTE: Estratto dalla Lettera 22 di Marzo 2019