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LE QUATTRO D DI UN’ATLETA SPECIALE

  • 7 min read

LEZIONE DI FORZA E CORAGGIO

Viviana Ballabio, per tutti noi, “Vivi” è icona e bandiera dello sport comasco e della Pool Comense 1872. Ho avuto la fortuna di seguirla nella sua carriera e di vivere, grazie a lei, emozioni che altrimenti non avrei provato. Una per tutte la vittoria in casa al Pianella nel ‘95 della Coppa dei Campioni davanti a 6 mila persone!!! Un anno memorabile visto che nel giro di pochi mesi la Comense avrebbe conquistato anche Coppa Italia e scudetto. Un “triplete” indimenticabile, che sarebbe sfociato nel successo intercontinentale del Mundialito per club vinto dallo squadrone di Aldo Corno in Brasile. Chiacchierando con lei posso affermare con sicurezza che è una donna con LE QUATTRO D (come Sandro Gamba descrive quando parla delle regole per il successo):
 
DETERMINAZIONE (fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo).
Dopo aver provato da piccolina nuoto e atletica, ha iniziato a giocare a basket a 10 anni, forse perché aveva il palazzetto di fronte, a Carugo. Era l’opportunità di stare con gli amici, di uscire di casa. Ma a soli 16 anni Viviana debuttava in serie A1. Altri tempi. In quel momento la pallacanestro era per lei la cosa più divertente da fare. Era l’opportunità. E la pallacanestro è diventata la sua vera, grande passione. Simbolo e capitano della Comense, con la sua squadra ha davvero vinto tutto! E l’ha fatto con passione, caparbietà e grinta, riuscendo anche a diplomarsi. Ed è questo diploma che, dopo aver giocato vent’anni, nel momento in cui ha smesso, è stato veramente prezioso!
– DEDIZIONE:
Viviana ha ben chiaro il concetto: “la fatica non è sacrificio se l’obiettivo da raggiungere è chiaro” da qui quindi la ricerca della giusta alternanza di ore di allenamento e di studio in modo che ogni aspetto potesse dare una resa ottimale.
DISCIPLINA:
la sua vita, la sua carriera sono esemplari di cosa significhi rispetto delle regole, rispetto per gli insegnanti, gli allenatori, i genitori, sempre lavorando sodo.
– DARE QUALCOSA IN PIU’: “cercando in ciascuno di noi sensazioni che ci portano a dare il massimo sempre, da soli o nel gruppo per ottenere in cambio emozioni e sensazioni che restano per tutta la vita”. Ammette che è proprio a quei ricordi che può aggrapparsi anche nei momenti in cui è in difficoltà e che fanno riemergere insegnamenti e belle esperienze. Nella squadra lottavano tutte per lo stesso
obiettivo, a prescindere che apparisse più una o l’altra. “Lo sport di squadra funziona così!”
La sua carriera
Ha iniziato a giocare a minibasket con il Basket Carugo, allenata da Marco Pozzi. Dal 1983 al 2002, ha sempre giocato nella Pool Comense 1872. Ha vinto 10 scudetti (dal 1991 al 1999 e nel 2002), 2 Coppe dei campioni (nel 1994 e nel 1995), 5 Coppe Italia, 5 Supercoppe italiane e 1 mundialito per club. Con la nazionale italiana Viviana Ballabio ha esordito il 5 luglio 1987 a Bari nella partita Italia-Yugoslavia finita con un 61 a 56. Ha vinto la medaglia d’argento ai Giochi del Mediterraneo di Lattes nel 1993 e la medaglia d’argento ai Campionati europei del 1995 a Brno. Ha fatto parte della squadra che ha partecipato ai Campionati europei di Tel Aviv nel 1991, di Perugia nel 1993 e di Budapest nel 1997. Ha preso parte ai Campionati del Mondo in Australia nel 1994 e ha fatto parte della squadra che ha partecipato alle olimpiadi di Atlanta nel 1996, classificandosi all’ottavo posto. Inoltre ha vinto la medaglia di bronzo ai Campionati Europei Juniores di Gualdo Tadino nel 1986. Con la maglia azzurra ha totalizzato 140 presenze segnando 729 punti (diciassettesima marcatrice di tutti i tempi). Lasciata l’attività agonistica nel 2002 (ma l’ultimo match è del 2011), ha ricoperto anche l’incarico di team manager nella Società Ginnastica Comense 1872. È inoltre l’unica giocatrice ad aver disputato almeno una partita ufficiale in quattro decenni diversi.
Nel 2007 Viviana Ballabio si aggiudica il PREMIO ALLA CARRIERA del Panathlon Club Como. Una lunga carriera caratterizzata da fair play, ma soprattutto, grande attaccamento ai colori sociali. Ha infatti militato sempre nella stessa squadra, la Pool Comense.
Vivi è sempre disponibile ad andare come testimonial ad incontri con giovani e sportivi. Spesso mette in luce il fondamentale rapporto che si deve instaurare tra famiglie ed educatori (istruttori, allenatori, insegnanti, ecc.), affinché la pratica sportiva diventi maestra di vita e strumento per un armonico sviluppo dell’equilibrio psico-fisico dei ragazzi. “Per questo bisogna cercare di rendere piacevole lo sport, sfruttando tutte le occasioni che ci vengono proposte, compreso l’Oratorio. È in quell’ambiente che, da giovanissimi, si possono costruire importanti amicizie e si impara a condividere e ad aiutarsi”.
Ma la vita va avanti e le priorità possono cambiare.
Nel 2017 col mio Club organizzammo una serata dal titolo “La disabilità non è un mondo a parte ma una parte del mondo” e, chiacchierando al tavolo con lei, venni a conoscenza del suo ruolo di madre e di come mettesse in campo tutto quello che le aveva insegnato lo sport nella sfida educativa di essere genitore di un figlio autistico. La serenità con cui mi parlò di come Federico necessiti costantemente della sua attenzione e della sua presenza appariva naturale perché il suo sorriso è contagioso: due occhi pieni di fiducia e di certezze mentre parlava di lui e di come credeva veramente che lo sport, se fatto in modo strutturato e con la guida di persone conosciute, potesse aiutare molto anche i ragazzi autistici perché è leva di inclusione sociale e di educazione all’autonomia e racchiude in sé aspetti neuro e psico-motori, educativi e ludici, fondamentali per lo scambio interpersonale, il contatto con l’ambiente esterno e il rispetto delle regole. Il fatto di aver dovuto accantonare le sue passioni, che in ogni caso ha avuto la fortuna di sperimentare per moltissimi anni, le appare ancor oggi secondario perché essere mamma a tempo pieno e realizzata anche nel lavoro, le fa continuare a dire che, a prescindere dai successi, il mondo sportivo è un mondo super!!!
Interfacciare le due esperienze che lo sport le ha offerto è stato di una semplicità incredibile forse proprio perché gli anni passati a battagliare sul parquet le hanno davvero insegnato come reagire alle problematiche della vita. “Con Federico sto giocando la miglior partita di sempre” sono state le parole che hanno fatto comprendere come la diversità non sia mai un limite ma una ricchezza. “Il mondo sportivo mi ha insegnato che le partite bisogna giocarsele sempre, fino in fondo, anche quelle che sembrano perse in partenza o non vorresti mai giocare!!! Perché ti danno la possibilità di vivere emozioni uniche e di imparare sempre … e perché no regalarti grandi sorprese!!!”
Una stella del basket che continua ad essere una stella nella vita. Grazie Vivi.
RENATA SOLIANI/PANATHLON COMO
 
Fonte Lettera22 Marzo 2019

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